domenica 29 dicembre 2013

Tempo di pace

Capita di chiamarlo così un periodo “calmo”, nel quale per il gruppo non ci sono state attivazioni per emergenze. Tempo di pace. Per quanto ci riguarda, tempo di pace quindi – per fortuna, ci mancherebbe! – per l'anno appena conclusosi.  Ci stiamo abituando però, ahinoi, ad un tempo di ritorno delle emergenze medio-grandi ridotto a pochi anni e, considerati i numerosi eventi calamitosi che hanno colpito il territorio italiano, sfortunatamente non è stato affatto un anno tranquillo per il nostro Paese. Nonostante l'entità dei danni e dei disagi provocati non è stato tuttavia necessario l'aiuto di gruppi provenienti dalla nostra provincia. Con una rete di oltre 4000 Organizzazioni di Volontariato distribuite sull'intero territorio nazionale, comuni, province, regioni e Dipartimento della Protezione Civile hanno modo di ottimizzare le attivazioni dei volontari.
Negli ultimi anni sta accadendo però sempre più spesso che i volontari rimasti a casa, mentre tengono d'occhio, oltre ai canali istituzionali, anche telegiornali e stampa – mentre vedono “colleghi” in azione e tende “ministeriali” che muovono ricordi e desiderio di poter far qualcosa – sentano diverse accuse mosse verso “la Protezione Civile”, questa entità forse per molti astratta. Allo stesso tempo, sulle reti “social”, rimbalzano vecchie e nuove polemiche e si propagano inesattezze che a pochi interessa verificare ed approfondire prima di diffondere. Si sente che “la Protezione Civile” è arrivata tardi o addirittura non è intervenuta... ma in quanti sanno, ad esempio, che anche i Vigili del Fuoco – con ruoli e compiti diversi dai volontari – fanno parte anch'essi della Protezione Civile? Si legge che “la Protezione Civile” non ha avvisato per tempo... ma in quanti si sono chiesti quale è il primo responsabile di Protezione Civile nel proprio comune? E a che cosa serva un piano di emergenza, quando redatto? Benché in Italia esista dal 1992 un Servizio Nazionale di Protezione Civile – peculiarità italiana, con i suoi pro e contro, sicuramente poco conosciuta o dimenticata, soprattutto quando l'esterofilia fa comodo o torna di moda – che coordina uomini e mezzi, si ha l'impressione che “la Protezione Civile” non sappia organizzarsi e che sia quindi necessario un meccanismo parallelo su Facebook per coordinare soccorsi e aiuti.
Non mi si fraintenda. “La Protezione Civile sei anche tu!”, insegniamo ai bambini nelle scuole. Le mie provocazioni non hanno lo scopo di difendere un sistema lungi dall'essere perfetto, vorrebbero solo essere un invito ad informarsi e ad informare bene. Attraverso la rete si diffondono anche le iniziative di sensibilizzazione e solidarietà per raccogliere fondi per gli aiuti, ben vengano!  Sappiamo bene quanto sia importante l'aiuto del popolo italiano, che sa sempre essere generoso. Ma le cantine non si svuotano con un “Mi piace”. Le aree di accoglienza non si allestiscono da casa condividendo un post. E magari con un “Condividi” oppure un commento di troppo si rischia di colpire senza volerlo la sensibilità di qualche volontario. Nella pratica occorre muovere uomini e mezzi di un Servizio Nazionale quale è la Protezione Civile, sistema nel quale tra coloro che si impegnano nell'assistere la popolazione ci sono anche i volontari, che vedendo additare “la Protezione Civile” si sentono inevitabilmente chiamati in causa. Protezione Civile non è muoversi solo sull’onda emotiva mossa dalle immagini dopo un disastro. La Protezione Civile c'è anche quando l'emergenza non fa più notizia.
È a mio avviso molto importante utilizzare al meglio anche il tempo di pace, approfittarne per crescere ed essere sempre più preparati. Ogni emergenza è diversa dalle altre, certamente, ma ciò non giustifica l'improvvisazione. Ed aver vissuto un'emergenza non ci deve far sentire preparati a tutto e “a vita”. Tante persone, spesso in silenzio, con umiltà, impegno ed entusiasmo – “merci” sempre più rare... – si mettono alla prova nelle esercitazioni e vi dedicano tempo ed energie, prima, durante e dopo l'evento. Si preparano, finalizzano risorse e investimenti, sensibilizzano, osservano il territorio per prevenire i problemi ed anticipare eventuali bisogni.
Evito di dilungarmi citando i moniti di Bertolaso e Gabrielli riguardo al rispetto che l'uomo nelle sue opere deve avere per la natura e chiudo con una considerazione di Giuseppe Zamberletti, riconosciuto come il padre fondatore della moderna protezione civile italiana. “La sfida della Protezione Civile è una sola: deve sognare, auspicare e operare affinché, in prospettiva, l'organizzazione del soccorso sia sempre meno importante, nel senso che si è chiamati a sviluppare sempre di più la politica di prevenire e la capacità di prevedere”.
Umberto Bresciani

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