venerdì 4 dicembre 2009

Testimonianza di un terremotato

Mi sveglio di soprassalto, sono agitato, controllo la sveglietta sul comodino. Sono le 3.30 di lunedì 6 aprile. Inforco gli occhiali e cerco di leggere un po'. A un tratto la casa comincia a tremare. Siamo alle solite, una nuova scossa di terremoto... Sono due anni che andiamo avanti così.
Sento cadere degli oggetti in cucina, cade la lampada del comodino e si spegne la luce. Mi alzo e cerco di prendere i pantaloni. La poltroncina su cui sono appoggiati va a sbattere contro la parete. Le scosse sono sempre più forti. Mi precipito giù per le scale terrorizzato, come tocco l'ultimo gradino, la scala mi crolla dietro le spalle.
Infilo la porta d'ingresso che si è deformata e spalancata. Mi ritrovo in strada in mutande, maglietta e a piedi nudi. È buio pesto, c'è tanta polvere da togliermi il respiro, sta piovigginando e la terra continua a tremare. Si sentono urla, singhiozzi e richiami disperati. Continua...
Mi siedo su un pezzo di muro crollato. Sono scioccato, non so cosa fare. Ho un freddo cane, i piedi sono congelati. C'è gente che corre da tutte le parti. Una mano amica mi dà una coperta. Mi ci avvolgo dentro. Per la pioggia la polvere mi si è appiccicata ai capelli e al viso.
Guardo quella che era la mia casa. Non è rimasto più niente... Tra i buchi neri che si sono formati scorgo qualcosa di chiaro. O Signore! Il frigo nuovo che devo ancora finire di pagare. Al piano superiore vedo qualcosa brillare. Quello è il lampadario in cristallo di Boemia che ci ha regalato zia Maria per il matrimonio! La strada è distrutta. Sembra di assistere a quelle scene di guerra che fanno vedere in televisione. O Signore, il televisore al plasma che mi ha regalato mia figlia! E mia figlia, mio genero e le mie nipotine dove saranno?
La terra trema sempre più forte. Vedo un'ombra che entra nella mia casa. Un pensiero mi assale: “Ora mi rubano la catenina con la medaglietta della Cresima...” Una fiumana di gente corre verso la periferia. Mi unisco a loro. A piedi nudi non riesco a correre. Tra le macerie trovo un paio di ciabatte spaiate. Meglio di niente! Giunti in periferia ci fanno ammassare tutti in un capannone. Ci sediamo per terra, non abbiamo la forza di guardarci in faccia. Mi appoggio alle spalle di qualcuno per cercare un po' di calore. Si sentono bimbi che piangono, richiami ed imprecazioni. Eppure riesco ad assopirmi.
Qualcuno mi tocca una spalla. Apro gli occhi. Una mano mi tende un bicchiere di tè caldo. Lo prendo a due mani e lo stringo fino a scottarmi. Ne bevo un goccio, mi scotto la gola. Per la polvere il tè non vuole scendere. Mi metto il bicchiere tra i piedi. Oh! Che sollievo! Ci fanno alzare e così incolonnati usciamo. È già chiaro. Un mattino freddo e piovoso con una nebbia cattiva che ti penetra nelle ossa. Andiamo verso il campo sportivo e qui... il miracolo. I Volontari. Macchie gialle, blu, verdi, rosse che montano tende, approntano brandine e coperte, attaccano luci. Nella nebbia sembrano angeli che volano. Qui comincia la macchina burocratica. Il censimento. Una ragazza in divisa gialla e blu con due occhioni azzurri ed un bellissimo sorriso mi chiede nome, cognome, età, indirizzo, se coniugato. “No, sono vedovo. Mia moglie è morta un anno fa di un brutto male”. La ragazza mi rivolge uno sguardo comprensivo. Professione? “Pensionato”. Taglia degli abiti e numero di scarpe? Mi chiede poi se ho qualcosa da dichiarare. “Sì, sto cercando mia figlia, mio genero e le mie nipotine e poi... forse... forse mi hanno rubato la catenina con la medaglietta della Cresima”. Occhioni azzurri mi sorride e mi allunga un cartellino e mi dice: “Signor...” – guarda il cartellino – “Signor Ernesto, lo tenga sempre con sé e bene in vista!” Prendo il cartellino e leggo: “Monticchio 2, campo sportivo, tenda numero 3”.
Entro nella tenda, ci sono altre tre persone. Ci presentiamo. Uno mi sembra di conoscerlo per averlo visto al bar sotto casa. Siamo tutti straniti. Mi siedo sulla mia brandina. Mi sento sporco. So che non riuscirò a dormire. Come mi sdraio e mi copro con la coperta sento gli occhi che mi si chiudono. L'u1timo pensiero prima di addormentarmi è per la mia catenina, poi piombo in un sonno agitato e pieno di incubi. Non so quanto dormo.
Mi sveglio, sono tutto indolenzito. Vicino alla brandina ci sono degli indumenti, un paio di scarpe, un asciugamano ed una saponetta. Esco. Percorro la strada tra le tende per andare a fare una doccia. Tutti i volontari mi salutano e mi sorridono. C'è una cucina da campo, le docce, i bagni, la mensa, un tendone adibito a scuola, un posto medico d'emergenza con 10 posti letto, altre 6 tende per 40 letti. Il reparto di terapia intensiva, vari laboratori e le ambulanze. Infine una tenda adibita a chiesa. Questo è il mio primo giorno da terremotato.
Sono passati alcuni giorni ed ho perso la cognizione del tempo. Non so da quanti giorni sono qui. Il campo è sempre migliorato. Ci sono le vie, la piazza, le aiuole fiorite. Stiamo tornando a sperare, anche se la terra continua a tremare. Un mattino presto mi sento chiamare: “Signor Ernesto, ho una sorpresa per lei”. Apro la tenda ed una morettina tutta curve e sorridente mi mostra una catenina con una medaglietta. La guardo. “Ricordo della cresima, 31 maggio 1947”. Mi salgono le lacrime agli occhi. La morettina mi dice: “Hanno trovato il ladro, e quando ha confessato, abbiamo capito dove aveva preso la catenina”.
“Signor Ernesto, ho un'altra sorpresa per lei”. Guardi in fondo alla via! Mi giro e vedo le mie nipotine corrermi incontro gridando: “Nonno, nonno”! Alzo lo sguardo e vedo mia figlia con suo marito. Allargo le braccia per accoglierli. Vorrei avere braccia lunghissime per poter abbracciare tutti. Nipoti, figlia, genero e tutti i volontari. E mentre scoppio in un pianto liberatorio grido: “Grazie Signore per aver mandato i tuoi angeli”! Gli angeli dei terremotati.
Ragazzi, questa è una bella favola a lieto fine ma la realtà è molto più brutta e tragica. 297 morti, migliaia di senza tetto e tanta gente senza posto di lavoro. Queste persone hanno bisogno del vostro aiuto. Da parte dei bambini tante preghiere e da parte dei vostri genitori un aiuto più concreto. Noi volontari saremo sempre pronti a portare questi aiuti e tutto il conforto possibile.
Mariano Marcheselli
LaPenna2009_6.pdf

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