lunedì 12 dicembre 2005

C'eravamo anche noi

La tendopoli di Tor Vergata
Sto guardando la televisione. Le immagini sullo schermo sono tutte dedicate ai funerali del Santo Padre. Un groppo di emozione in gola e gli occhi lucidi. Cambia l’inquadratura. Fanno vedere la tendopoli di Tor Vergata. Riconosco i nostri ragazzi con le magliette blu. Vedo chiaramente Maurizio e ed Antonio, e presumo anche Grisanti, Alex ed Umberto. “Allucinante”: è il termine che pronunciano quando ci sentiamo per cellulare.
Sono appena tornati. Occhi rossi, barba lunga, visi stravolti ma sorridenti. Il loro racconto si succede frammentato. Noi accavalliamo le domande perché vogliamo sapere tutto. Le risposte si susseguono altrettanto velocemente, tanto che talvolta fatico a mettere fuoco ciò che dicono. “Abbiamo montato decine di tende! In tutto ce ne saranno state qualche centinaio! C’era solo acqua fredda! Niente docce! I primi due giorni niente cibo! Una sera affamati abbiamo mangiato panettone e Nutella! Alcuni giovani pellegrini armati di chitarre camminavano tra le tende cantando!”
Alcuni pellegrini al campo di Tor Vergata
Il secondo giorno hanno chiamato a Roma alcuni gruppi di Protezione Civile per assistere la folla di fedeli accorsi nel centro della capitale per l’ultimo saluto al Santo Padre. Dal campo di Tor Vergata al centro di Roma su un pullman marrone dell’esercito “scortati” da motociclette e macchine della Polizia a sirene spiegate, facendo sensi unici al contrario, strane manovre e velocità eccessive sono giunti in centro in venti minuti… cosa che anche i romani giudicano impossibile! Questo per ora il racconto. Tutto è finito. Il nostro Papa verso la dimora eterna. Si recita l’eterno riposo. Giovani e adulti piangono un grande uomo.
Mentre beviamo un aperitivo ci organizziamo per l’indomani, quando alcuni di noi partiranno per Domodossola assieme ad altri gruppi cremonesi di Protezione Civile per un corso su come salire e scendere da un elicottero in momenti di emergenza. Un’esperienza sicuramente utile per l’Associazione. Io guardo i loro volti. Sono sorridenti, soddisfatti di aver fatto il loro lavoro, soddisfatti di avere aiutato tanta gente (veramente tanta!) ed avere avuto un’esperienza così grande da ricordarla per tutta la vita.
Parte teorica del corso di formazione a Domodossola
Nel nostro piccolo paese noi abbiamo dato degna sepoltura al nostro concittadino Pasqualino Soldi, morto nel lontano 1944. Manifestazione toccante. Partenza dal municipio. Io ed Andrea portiamo la corona, Elvira e Piermario il cesto che verrà posto davanti al loculo. Don Luigi benedice i resti e poi ci si incammina verso la chiesa. Artiglieri, alpini, esercito, marina, aviazione, bersaglieri, paracadutisti, reduci e carabinieri tutti riuniti presso l’altare. Gagliardetti di ogni colore con appese medaglie di onoreficenze. Una Santa Messa nella quale Don Luigi con la sua voce roca nell’omelia ci porta a considerare la bellezza dell’eroismo di noi piccoli, che magari non faremo mai cose grandiose ma le cose che sono la quotidianeità e che rendono vera la vita di ogni giorno. Poi nel momento del Sacrificio la tromba di un bersagliere suona una squilla per onorare il caduto e nostro Signore. Un nodo alla gola, singhiozzi trattenuti. Alla benedizione della salma suona il silenzio. Mi commuovo, Andrea se ne accorge e mi abbraccia affettuosamente.
Terminata la Messa ci dirigiamo verso il cimitero. Una grande folla, per il nostro piccolo paese: parenti, fedeli, amici e conoscenti. Giunti alla tomba il presidente Tom Donati pronuncia un breve discorso commemorativo ed alla frase “onore ai caduti” io ed Andrea posiamo la corona sulla tomba. Poi parla il nostro sindaco Domenico Fazzi, che ricorda la riconoscenza che dobbiamo a tutti i caduti delle varie guerre e cita frasi toccanti di Giovanni Paolo II. Dopo le strette di mano la salma viene posata nel loculo ed il sindaco consegna alla moglie la bandiera tricolore che avvolgeva la cassa. Tutto è finito, la vita continua.
I funerali in diretta sui maxischermi di Tor Vergata
Per concludere vorrei prendere spunto da una frase del grande papa: “non abbiate paura”. Non abbiate paura di mettervi a disposizione della gente. Non abbiate paura di pulire gli argini dei nostri fiumi assieme a noi. Non abbiate paura di seguire con noi fiere, corse ciclistiche o biciclettate di bimbi. Non abbiate paura di sorriderci quando ci vedete nelle nostre belle divise gialle. Non abbiate paura di suonare il campanello della nostra sede e salire per fare due chiacchiere o bere un aperitivo.
Mariano Marcheselli

Cari amici,
siamo stati partecipi di un avvenimento unico nella storia. Di fronte alla sofferenza ed alla morte di Giovanni Paolo II, milioni di persone hanno sentito il bisogno di mettersi in viaggio e venire a Roma per essere vicini a quel Papa che ha viaggiato di più per incontrare gli uomini. [...] Accettando l'incarico di Commissario straordinario sapevo bene di poter raccogliere anche questa sfida ulteriore, conoscendo la capacità, l'efficienza, la professionalità e la generosità di quanti rappresentano, sono, il Servizio nazionale della Protezione Civile, ma non potevo immaginare – nessuno poteva farlo – che avremmo vissuto una sfida che di ora in ora, per giorni, si è fatta sempre più gravosa, incerta, a tratti difficile. [...] Ebbene devo dirvi che, questa volta, ho vissuto in contemporanea un doppio stupore, per le dimensioni che il pellegrinaggio di amore a Giovanni Paolo II assumeva e per la straordinaria risposta che le donne e gli uomini della Protezione Civile hanno saputo dare, moltiplicando l'impegno, il lavoro, la dedizione per aiutare chi ha accolto l’invito di Giovanni Paolo II per quest'ultimo incontro personale con lui. Voglio dirvi, per questa straordinaria performance di efficacia, di efficienza e di servizio che abbiamo compiuto, semplicemente GRAZIE, a tutti voi e a ciascuno di voi. Siete stati semplicemente magnifici, in un clima di collaborazione, di coordinamento, di capacità di lavoro eccezionale, in cui ognuno ha assunto la sua parte di lavoro e l'ha portata a termine senza condizioni, senza cedimenti, senza paura di ricominciare a lavorare se quanto già fatto si rivelava in poche ore insufficiente. Ognuno di noi si porta a casa il tesoro di una esperienza unica ed irripetibile, e la consapevolezza di aver avuto una parte importante nel rendere possibile un ultimo incontro d'amore con Giovanni Paolo II a milioni di donne e uomini. [...] Grazie ancora a tutti, grazie ai cittadini di Roma, ad ogni componente del Servizio nazionale, al Comune, alla Prefettura, ma in particolare ai tanti volontari di protezione civile di tutte le Associazioni che hanno saputo affiancare il lavoro duro ed impegnativo dei vigili del fuoco, delle forze dell'ordine, della polizia municipale, delle forze armate, dei medici e infermieri del 118, della Croce Rossa, delle strutture sanitarie regionali, e dei tecnici delle tante aziende e società di servizi primari, assicurando ai pellegrini i bisogni essenziali, cura ed assistenza, ma soprattutto attenzione, simpatia ed accoglienza, spalancando le porte di Roma e dei nostri cuori “senza avere paura”, come il Papa aveva chiesto fin dall'inizio del suo pontificato. [...]

Lettera di ringraziamento di Guido Bertolaso
a tutte le donne e gli uomini
del Servizio Nazionale della Protezione Civile,
13 aprile 2005

Nessun commento: