lunedì 18 dicembre 2006

Basta crederci

Basta crederci. Talvolta occorre ripeterselo più e più volte, per non cedere alla tentazione di mollare tutto. “Fare” o “essere” un volontario di Protezione Civile. Chi è “del mestiere” difficilmente affermerà che è un grande privilegio: vestire la divisa giallo-canarino non lo fa diventare un super eroe, e se qualche volta potesse farne a meno... di certo non si lamenterebbe: non è poi così comoda! Povero colui che ha bisogno della divisa per dimostrare di essere ciò che non è...
Grazie alla divisa un volontario non acquista neanche maggiore libertà, anzi, non deve mai dimenticarsi cosa rappresenta nel momento in cui la indossa. Infine strette regole gerarchiche e rigidi protocolli di intervento creano talvolta qualche “ribellione” all'interno del suo gruppo, in quanto capita che gli stessi volontari fatichino a capire il perché di queste procedure.
E in cambio quale considerazione riceve? Per alcuni – forse pochi, ma per chi si impegna con gratuità è più facile dimenticarsi dei complimenti piuttosto che delle critiche – lo fa per soldi, per altri per qualche recondito interesse personale, se va bene perché non sa cosa altro farne del suo tempo libero... Quanto è facile giudicarlo per partito preso o seguendo luoghi comuni, senza mai aver avvicinato il suo gruppo, senza mai vederlo in azione! Insomma, è facile giudicare per chi non fa nulla per cercare di conoscere questo fantastico mondo del volontariato.
E allora?
Non posso che sperare vivamente che la motivazione comune a tutti noi sia l'essere al servizio di chi ha bisogno, negli ambiti d'intervento che competono all'Associazione. Date le peculiarità del nostro volontariato essere pronti per l'emergenza vuol dire insistere con corsi di formazione e esercitazioni frequenti.
Nonostante gli inevitabili momenti di scoraggiamento siamo ancora qui, dopo ormai cinque anni di grande ma duro lavoro, con la soddisfazione di aver accumulato un bagaglio di attrezzature e competenze che ci permettono di operare con discreta autonomia. E perché? Perché ci crediamo e continueremo a crederci! Ma abbiamo bisogno come sempre del vostro sostegno morale, economico e, perché no, di volontariato “attivo”. Chi non ci credeva sul serio e non è riuscito a condividere alcune regole ci ha lasciato, ma altre persone ancor più motivate sono arrivate ad accrescere il numero degli iscritti. L'importante è operare con serietà e impegno continui e soprattutto senza aspettarsi nient'altro che sentirsi un gruppo che condivide un impegno: donare una parte di noi agli altri.

Maurizio Stradiotti

LaPenna2006_1.pdf

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