mercoledì 8 dicembre 2004

Permettete una favola?

Vignetta: Marco Rossi
Arrivò in un villaggio un tipo strano, che salutava tutti, che se occorreva una mano non si tirava indietro, che non parlava mai male di nessuno e non si offendeva mai quando qualcuno lo criticava e un bel giorno… proprio un bel giorno lasciò tutti a bocca aperta: a dire il vero non fece nulla di strabiliante ma, semplicemente, accese un bel fuoco e ci mise sopra un enorme pentolone d’acqua, e fin qui niente di strabiliante; il fatto è che quando l’acqua cominciò a scaldarsi e poi a bollire, si mise a chiamare tutti, ma proprio tutti, invitandoli a pranzo. Sarà stato per il tipo strano, sarà stato che un invito a pranzo non si rifiuta mai, di fatto, attorno al pentolone si ritrovarono davvero in tanti e fu proprio allora che il nostro amico cominciò a parlare: “oggi vi farò assaggiare la minestra più buona del mondo”.
“E come fai a prepararla?”, cominciarono a domandare i soliti che sanno sempre qualcosa più degli altri. “È semplice – disse il cuoco – ma è un segreto tutto mio”; e, così dicendo, estrasse dal suo sacco una pietra, né grossa né piccola, e la buttò nella pentola…
Li aveva davvero spiazzati tutti, ma prima che i soliti che sanno sempre qualcosa più degli altri fiatassero il nostro personaggio stava già mescolando nella pentola e, con il mescolo, si portò alla bocca quella che a tutti sembrava semplicemente acqua: “squisito!!!” disse, socchiudendo gli occhi da vero intenditore. “Certo che – aggiunse subito – ci vorrebbe qualche foglia di verdura”.
“Ne ho io nel mio orto”, si sentì dire da una voce; “anch’io”, fece eco un’altra e, in men che non si dica, la verdura era lavata, tritata e buttata nella pentola.
“Bene – disse l’uomo –, adesso ci siamo; però… se ci fosse qualche patata…” In tre o quattro si guardarono in faccia e le patate arrivarono.
“Visto che siete così gentili… non avreste anche qualche carota?” A chi non aveva ancora portato nulla venne voglia di farsi avanti, e le carote arrivarono.
“Ma no, sono troppe! – disse il cuoco – qui ci vuole qualche foglia di verza!” E, l’avete capito, arrivò anche questo.
E poi… E poi ci presero gusto in tanti – a parte i soliti che sanno sempre qualcosa più degli altri – ed era tutto un via vai di gente che suggeriva e aggiungeva ingredienti e discuteva sul da farsi, tutto sotto la regia del nostro “tipo strano” che finalmente disse: “A tavola!”.
E si trovarono davvero in tanti a mangiare, scoprendo, tra l’altro, di essere diventati un po’ più amici armeggiando attorno a quella pentola e continuavano a domandarsi… dove nascono le pietre per fare la minestra.
…ma adesso torniamo seri!
O, meglio, accorgiamoci di com’è seria questa storiella, e magari, chiediamoci quale dei personaggi potrebbe avere il nostro nome e il nostro volto: il tipo che butta il sasso e non ha paura di sembrare strano e non ha neanche paura di “sentire” già il minestrone là dove tutti vedono solo ancora dell’acqua? Oppure siamo quelli che, sollecitati, un po’ di verdura la portano? O forse di quelli che, a un certo punto, ci prendiamo gusto a dare una mano? O siamo i soliti che sanno sempre qualcosa più degli altri? Oppure noi non ci siamo perché, come quelli che la storiella neanche nomina, a noi piace stare in casa nostra e non dar (e non farci dare) fastidio a nessuno? Una cosa è certa: a parte quelli che se ne stanno a casa a non far nulla, per il resto, tutti questi personaggi – compresi “i soliti che sanno sempre qualcosa più degli altri” – sono utili e importanti per animare la scena.
…a questo punto…
Se siete arrivati a leggere fin qui, scambiamoci pure gli auguri… E che nessuno dica che è la solita minestra…
Don Luigi

LaPenna2004_6.pdf

Nessun commento: